Ora vi racconto di un bel progetto che ho pensato di fare, a seguito del percorso di supervisione con la Psicologa CAD, e di alcune riflessioni fatte assieme, sulla gestione del gruppo di lavoro.
Nello specifico, dopo anni di correre dietro all’emergenza per la pandemia Covid, noi che lavoriamo nell’assistenza alle persone ci siamo ritrovati stanchi, privi di energie e quasi senza più un’identità di ruolo.
Ora più che mai, abbiamo sentito il bisogno non solo di fare, fare, fare, ma anche di fermarci, di fare pausa, di pensare e di riflettere.
Ora più che mai, abbiamo sentito il bisogno di guardare avanti, verso nuovi orizzonti, di ri-orientarci, di procedere con nuove risorse, energie, stimoli e obiettivi, di riappropriarci della nostra professionalità, e di essere riconosciuti prima di tutto come individui e persone, e poi parte di un gruppo e di una comunità.
Così è partita l’idea di realizzare dei Laboratori, condotti dagli stessi Operatori Socio Sanitari (OSS), di cui ne sono la responsabile di nucleo, e con un gruppo di nostri ospiti anziani. C’era anche l’Animatrice nel ruolo di moderatrice, a disposizione del gruppo e delle attività.
Lo scopo ultimo è stato, quindi, quello di valorizzare la figura dell’OSS nelle sue molteplici sfaccettature professionali, soprattutto nelle sue competenze personali ed individuali, condividendo con altri le proprie passioni, interessi e talenti, e a metterli a disposizione della Comunità, trasmettendo agli altri il proprio sapere, saper fare e saper essere.
Personalmente mi sono sentita bene a intervistare individualmente operatrici e operatori coinvolti: assieme abbiamo parlato di cosa avrebbero voluto fare e assieme abbiamo scelto cosa proporre ai nostri ospiti. Finalmente ho potuto porre l’attenzione soprattutto sulla loro persona, su ciò che sanno fare, su ciò che gli riesce bene, sulle loro capacità e abilità, su ciò che conoscono e su ciò che gli piace fare. E non solo sugli errori, sulle mancanze, sulle défaillance e sui sbagli come richiede il mio ruolo di responsabile di nucleo.
Ecco fatto: siamo partiti con il laboratorio “Al passo con i tempi”.
Gli operatori hanno insegnato agli ospiti ad usare il cellulare: li hanno istruiti a fare le chiamate vocali e le video chiamate, ad inviare i messaggi e i WhatsApp, a ricevere, a scattare, e a mandare le proprie foto ai propri cari. Tutti gli ospiti hanno gradito e tutti gli operatori si sono sentiti gratificati.
Quindi avanti con gli altri: abbiamo organizzato un laboratorio manuale per la preparazione degli addobbi pasquali con cui abbiamo arredato il nostro nucleo; uno di Cucina dove le operatrici straniere facevano la piadina assieme agli ospiti romagnoli; un altro di giardinaggio, uno di lavori a maglia e uncinetto, e infine un laboratorio musicale.
Con questo progetto mi sembra di essere riuscita a mettere in luce la persona dell’operatore, i suoi talenti, le sue passioni; a dare spazio ai suoi significati personali, a ciò che parla di lui, a ciò che lo nutre, a ciò che gli fa bene e a ciò che gli piace.
Ma di essere riuscita anche ad avere in qualche modo cura, e premura del suo stare bene, del suo benessere e del suo appagamento; a dirgli grazie per quello che fa e a sostenerlo nel suo lavoro tanto importante, di notevole valore e di grande necessità.
Mi sembra che questo progetto sia piaciuto a tutti, ci abbia fatto stare bene, me compresa, ci ha gratificato, ci ha fatto anche lavorare meglio, tutti assieme, tutti in squadra, in un buon clima di gruppo.

Una testimonianza di Sabrina Salvigni, Responsabile dell’Attività Assistenziali (RAA) della CRA Orsi Mangelli, Forlì

Disegno di Francesco Pizzinelli