Mille note musicali fanno da cornice alla nuova testimonianza di #StoriediCAD, che ancora una volta parla di lavoro, ma anche di una vita intensa e spensierata.
“Mi piacciono molto le canzoni di Sergio Endrigo.
Mi piacciono molto perché immediatamente mi “catapultano” nel tempo della spensieratezza, cioè nel tempo della beata e folle giovinezza, ma anche nel tempo della meravigliosa scoperta, dove la vita pare essere un’incredibile ed unica avventura, che ogni giorno ti regala molteplici emozioni.
Le canzoni di Sergio Endrigo sono preziosi spazi di “de-pensamento” e di gioco ed a mio parere fanno scoprire quanto sia bella e piacevole la relazione con le persone (soprattutto quando si è bambini).
Quella relazione speciale (e “leggera”) dove si ride di niente. Già, “ridere di niente”, che figata! Penso che ridere niente sia una delle cose più fantastiche della vita, perché ridere di niente ti fa “assaporare” il tempo che scorre.
Spesso nei miei servizi di assistenza domiciliare, in un certo qual modo, le canzoni di Sergio Endrigo le porto con me, perché i servizi domiciliari possono essere un’evasione dalla realtà, dove si sviluppa una relazione che “devia” dall’immediato quotidiano (a dispetto di un’attuale società che guarda unicamente al risultato, cioè all’obiettivo concreto).
Ecco perché c’è bisogno delle canzoni di Sergio Endrigo! Perché non bisogna mai dimenticare il tempo del gioco libero, che, per fortuna, sfugge a qualsiasi obiettivo che non sia il puro divertimento, cioè “l’andare altrove”.
Il servizio domiciliare educativo quindi non deve solo guardare al risultato, ma deve essere uno spazio di gioco, dove è possibile anche prendere le distanze dalla realtà attraverso un’attività ludica che vale solo per quel momento (cioè per il tempo di durata del servizio domiciliare), ma che paradossalmente tornerà utile anche in futuro in tutti i momenti di crescita personale.
Penso quindi che la relazione sia la base (ed anche il fine) dei servizi domiciliari, perché tutti abbiamo bisogno di relazioni e le canzoni di Sergio Endrigo sono un ottimo aiuto per coltivarle.
P.s: per conoscere “il pluri-universo musicale” di Sergio Endrigo, suggerisco l’ascolto della canzone: “Ci vuole un fiore”.
Quella di Federico è una voce piacevole, simpatica spensierata, per nulla banale o superficiale, ma in realtà profonda, interiore e sensibile.
La sua “divisa da lavoro” parla di un artista, di un creativo …. direi quasi un Albert Einstein della assistenza domiciliare, vista la medesima, folta e indomabile, capigliatura.
I suoi colori e i suoi tessuti, invece, raccontano di un educatore che ama quello che fa e come lo fa: Federico crede nell’importanza del suo lavoro, ne ha molta passione ed è convinto che si può fare la differenza “semplicemente” avendo cura, attenzione e amore per le relazioni che ha carico.
La sua testimonianza ci ricorda come sia possibile poter stare bene, in ben-essere, nutriti e appagati con quello che c’è, basta scegliere di cambiare sguardo e di portare attenzione e presenza ai momenti detti “interstiziali” della relazione con l’Altro, quando apparentemente non succede nulla di memorabile, quando non accade niente che vale la pena ricordare.
Ma sono proprio questi momenti che quando non li teniamo a mente e nel cuore, ci affamano, c’impoveriscono, ci demotivano, ci rattristano, e ci fanno perdere anche il senso e il valore del nostro lavoro.
Davvero grazie Federico per la tua preziosa testimonianza e per averci anche ricordato le parole di Sergio Endrigo:
“Le cose d’ogni giorno
Raccontano segreti
A chi le sa guardare
Ed ascoltare”.
Dott.ssa Cristiana Ricotti, Servizio CAD di Psicologia
Testimonianza di Federico Fiumi, educatore presso l’Assistenza Domiciliare Educativa di Cesena.
Foto di Cinzia Giunchi, dipende e socia CAD, Ufficio Commerciale