Come quella volta in cui gli operatori socio sanitari (OSS) sono stati invitati a presentarsi ai colleghi come se non si conoscessero fra di loro, a raccontarsi come si vedono come operatori, quale attività piace a loro fare, quale riesce a loro meglio e cosa sentono quando si lavora.
E un’operatrice si è “presentata” così:
“Ciao sono un’ OSS e lavoro in CAD da due anni. Mi vedo un operatore di fiducia, ci si può fidare di me, sono presente nella relazione di cura e attenta alle esigenze degli anziani che seguo a domicilio, nelle loro case.
Questo lavoro mi fa bene, mi fa sentire in equilibrio e mi ha dato la possibilità di riprendermi in mano la mia vita, dopo un periodo buio, lungo e faticoso.
Mi piace questo lavoro, lo adoro, mi gratifica, mi riempie di valore, mi fa sentire importante.
A noi, per esempio, viene affidato l’importante compito di accompagnare le persone nel loro ultimo tratto di vita, avendo cura di tutte le loro necessità e delle loro richieste.
Io, personalmente, li vizio tanto, come quando non insisto a fare quelle attività, non indispensabili, che non vogliono fare.
E poi li coccolo alla grande, perché so che le mie parole, i miei sguardi, le mie mani, la mia voce e la mia presenza li aiuta a stare bene, a stare meglio nonostante tutto e malgrado tutto.
Noi aiutiamo i nostri utenti a stare il meglio possibile fino alla fine dei loro giorni.
Come quel signore che, ultimamente, era sempre agitato, e presentava sempre molte richieste di cura, attenzione, precisione, pulizia.
Ma quel sabato, al momento del bagno settimanale, appariva e mostrava una calma inusuale.
Cosicché sono riuscita a lavarlo tutto, l’ho vestito ben bene e l’ho sistemato di tutto punto.
Il giorno dopo è morto.
E per me è come se fosse volato via come una bellissima farfalla, piena di colori e con tante tinte vivaci, perché è morto proprio come lui voleva, secondo ciò che era importante per lui, per come gli piaceva essere: pulito, ordinato e a posto.”
Operatrice Socio Sanitaria a Domicilio – Disegno Francesco Pizzinelli
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