“Mille emozioni, mille sentimenti, mille stati d’animo, dolcemente mi assillano nel tentare di scrivere e de_scrivere il mestiere (di educatore) nella mia cooperativa sociale. È tutto semplicemente complicato. La mia storia educativa è cominciata nell’ ottobre del 2003, con un mitico colloquio di lavoro condotto dalla coordinatrice Patrizia Margheritini, che sarebbe poi diventata la mia personale mentore (dal punto di vista umano!).

Una volta assunto in cooperativa è iniziata questa folle corsa nei servizi scolastici e domiciliari. Ogni persona incontrata (durante il lavoro) è stata come un pluriuniverso di meravigliose opportunità, che mi hanno fatto sempre mettere in gioco ed in discussione. Fare l’educatore è un lavoro duro, perché ogni santo giorno devi sempre saper gestire l’imprevisto; ma se ci penso bene, credo che proprio questo sia il bello della vita, perché il mestiere di educatore ha il merito di (man)tenerti vivo dentro. Certo, in questi quasi vent’anni di servizio educativi ho attraversato migliaia di difficoltà, che però a ripensarci mi hanno reso più forte e sicuro di me stesso. Inoltre col trascorrere del tempo, ho compreso che le aspettative sono una gran cavolata! La parola chiave, invece, per raggiungere la felicità e la piena soddisfazione nel mestiere di educatore è la consapevolezza. Ecco! Proprio questo è il punto! La consapevolezza è l’energia trainante dell’educatore, perché lo salva dalla terribile e pericolosa smania di performance. Ora non subisco più i servizi e mi mantengo sempre allenato psicologicamente e fisicamente per tenere lontano quel terribile demone (meglio denominato come burnout). Quindi, in questi ultimi anni tutti i servizi domiciliari me li sono goduti al meglio; anche se penso che “IL” meglio debba ancora venire; perché c’è sempre un qualcosa da cogliere e soprattutto c’è sempre da imparare, ascoltare per sintonizzarsi con chi si segue con amore.

In quasi vent’anni di servizi educativi, avrò seguito più di un centinaio di utenti. É difficilissimo sceglierne uno, perché mi sono piaciuti tutti! Anche perché tutte le persone sono un grandissimo spettacolo. E non mi è davvero possibile fare una mia personalissima classifica. Non avrebbe senso. Sarebbe come scegliere tra una sonata al piano di Chopin o una sinfonia di Beethoven. Comunque tra tutti gli incroci di storie umane, che ho avuto il piacere di incontrare; ricordo con piacere il servizio di assistenza domiciliare (portato avanti con assoluta continuità per cinque anni) su Alex alias un fantastico ragazzo di Ponte Pietra (Cesena).

Con Alex ho vissuto e stravissuto in pieno la sua adolescenza ed è di sicuro stato uno dei più bei film della mia vita. In cinque anni abbiamo condiviso fantastici pomeriggi pieni di chiacchiere, di risate, di tensioni, di delusioni, di speranze, di incazzature, di liti furibonde, di passioni, di sogni, di bisogni, e di silenzi apatici, ma anche di silenzi empatici e pieni di tutto. Eh già. Il silenzio. Che figata. In un mondo, sempre più pieno di vuote parole, di rumore e di stupida comunicazione online; penso che condividere (in una semplice stanza) il silenzio con una persona, sia il massimo della vita. Altro che parole riempitive al nulla! Inoltre con Alex abbiamo fatto gite memorabili, tra cui spicca il nostro folle viaggio a Venezia ed il nostro camminare in una città unica al mondo, che Alex non aveva mai visto! Ma anche il nostro picnic alla basilica di San Luca a Bologna e la nostra corsa a perdifiato per salire in cima alla torre degli Asinelli. Be’, tanta bella roba (come si suol dire). Ma la cosa ancora più bella è che pur essendo terminato il servizio domiciliare su Alex da sei anni, io ed Alex ci vediamo ancora (assieme ad i suoi amici). Infatti, una volta al mese ce ne andiamo in montagna a camminare. In questi anni, abbiamo percorso un mucchio di sentieri tra Campigna, Carpegna, Verghereto e San Benedetto in alpe. Poi Alex, mi scrive spesso in chat e mi domanda consigli su tutto e soprattutto sul meraviglioso mondo delle donne. Per finire, credo che il servizio domiciliare su Alex sia il classicissimo esempio, che la vita non vada spiegata, ma vissuta al massimo e che ci sarà sempre un nuovo servizio domiciliare di cui occuparsi, e che a suo modo sarà bellissimo, perché unico!
Io la penso così.”

Federico Fiumi, Educatore dei servizi domiciliari – Disegno di Francesco Pizzinelli

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